Accordo fiscale Italia-Svizzera: come funziona?

Scopriamo insieme come funziona l’accordo fiscale Italia-Svizzera e cosa comporta

Analizziamo cos'è e come funziona l'accordo fiscale Italia-Svizzera


Accordo fiscale Italia-Svizzera: la guida

L’accordo fiscale tra Italia e Svizzera stabilisce come funziona il rapporto tra i due paesi in tema di tasse e contributi. Il patto è stato firmato nel febbraio 2015 dall’allora ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e il capo del Dipartimento federale delle finanze della Confederazione Elvetica, Eveline Widmer-Schlumpf.

L’obiettivo dell’accordo è quello di aumentare la trasparenza ed impedire l’evasione fiscale. Il patto si compone di due testi:

- il protocollo vero e proprio che stabilisce la fine del segreto bancario e modifica la Convenzione Fiscale tra Italia e Svizzera risalente al 1976;
- una roadmap che stabilisce come procedere con accordi successivi per applicare nella sua interezza l’accordo fiscale.

Meno garanzie

Accordo fiscale Italia-Svizzera: fine del segreto bancario

La principale innovazione contenuta nell’accordo fiscale è la fine del segreto bancario, dunque le banche svizzere non potranno più rifiutarsi di svelare dati dei loro clienti italiani. Possono richiedere i dati ai fini giuridici e fiscali le autorità competenti e gli enti finanziari di entrambi gli stati. Prima di procedere con la richiesta, lo stato richiedente dovrà espletare tutte le procedure volte ad accertare la posizione interna del proprio contribuente, per poi rivolgersi allo stato estero. In questo caso per avere i dati, andranno chiariti l’identità del soggetto controllato, un periodo di tempo di riferimento, lo scopo per le quali vengono richieste tali informazioni.

Le informazioni che il paese può richiedere sono le seguenti:

- Numero di conto
- Nome, indirizzo, data di nascita
- Numero di identificazione fiscale (NIF)
- Interessi, dividendi
- Proventi da determinati contratti di assicurazione
- Averi sui conti
- Proventi dalla vendita di patrimoni finanziari

Con questo accordo la Svizzera è uscita dalla black list italiana ed è diventata uno “Stato amico”. Per gli italiani che hanno conti correnti in Svizzera è stata aperta la possibilità di aderire alla volontary disclosure, dichiarando i propri redditi al fisco e usufruendo di condizioni migliori per sanare la propria posizione. L’accordo con lo scambio automatico di informazioni è diventato pienamente operativo nel 2018, con riferimento all’anno 2017.

Accordo fiscale Italia-Svizzera: fisco e frontalieri

accordo fiscale italia svizzera come funziona

L’accordo cambia anche la situazione fiscale dei frontalieri. Prima dell’entrata in vigore, e prima di un successivo accordo del 2017 stabilito dalla roadmap, i frontalieri residenti entro 20 km dal confine con la Svizzera pagavano le tasse solamente in Svizzera. Era poi la confederazione che “girava” al Comune italiano di residenza il 38,8% del gettito. Chi vive oltre i 20 km dal confine, pagava le tasse in entrambi i paesi.

Con l’entrata in vigore dell’accordi fiscale tra Svizzera e Italia è stato stabilito di far sparire la distinzione tra fasce entro ed oltre i 20 km dal confine. I cittadini residenti in Italia ma che lavorano in Svizzera verseranno le imposte in Svizzera, e queste verranno stornate dalla dichiarazione dei redditi. Sul reddito rimanente viene calcolato l’Irpef. I soldi quindi vanno allo stato centrale che poi eventualmente li redistribuisce al comune di appartenenza.

Questo sistema rispetta comunque l’accordo che vieta il regime di doppia imposizione: non è possibile pagare le stesse tasse in due paesi diversi per la stessa annualità.

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Ultima modifica il Giovedì, 20 Febbraio 2020

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